venerdì 29 febbraio 2008

DOMENICO "MIMMO" MORFEO

Domenico Morfeo
(Pescina, 16 gennaio 1976)
Secondo me a livello tecnico e di fantasia è al pari dei più famosi e onorati Totti, Del Piero, Di Natale ecc ecc... però putroppo è il classico esempio che il CALCIO non è matematica, non basta saperci giocare (e bene) ma un pò di fortuna e tanto cervello sono fondamentali!!! FORZA MIMMO...
P.S. come vedete ho voluto riportare cose vere, prese da Wikipedia e parole dette da lui, senza ascoltare pareri faziosi, a favore e contro, i dati parlano per lui!!!




Carriera

Primi anni

Fin da ragazzino Morfeo si distingue per la notevole tecnica. Entrato nel settore giovanile dell'Atalanta, squadra che lo visiona e lo ingaggia all'età di 14 anni, si rivela uno dei migliori talenti del calcio italiano. Arriva all'Atalanta grazie anche al tecnico Bixio Liberale, suo allenatore e osservatore orobico. Nelle giovanili dell'Atalanta è il leader indiscusso della squadra ed indossa costantamente la maglia numero 10.

Debutta in Serie A alla tenera età di 17 anni il 19 dicembre 1993, in una partita che vede la vittoria dell'Atalanta sul Genoa per 2-1. Nella stessa stagione del suo debutto colleziona ben 9 presenze realizzando anche 3 reti. Purtroppo nonostante l'estro del piccolo ragazzo di San Benedetto dei Marsi la squadra di Bergamo non riuscì a salvarsi e nello stesso anno retrocesse in serie B.

La stagione 1994/1995 mise alla dura prova il giovanissimo Morfeo: infatti le sue caratteristiche non si addattavano ad un campionato di serie B, considerato da sempre un campionato molto fisico,e si pensò di cederlo a qualche squadra di serie A (si fece avanti l'Udinese), ma alla fine Domenico Morfeo rimase a Bergamo, dove nel campionato cadetto realizzò solo 18 presenze e 3 reti contribuendo comunque alla promozione dell'Atalanta.

La stagione 1995/1996 con l'Atalanta in serie A doveva essere la stagione della consacrazione del talento di San Benedetto dei Marsi, e così fu: difatti Morfeo nel massimo campionato italiano totalizzò 30 presenze realizzando ben 11 reti (non poche per un ragazzo di soli 19 anni). Venne di conseguenza adocchiato da parecchi club di serie A (tra cui la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori e di Gabriel Batistuta) e realizzò anche parecchie presenze nella nazionale Under 21.

La permanenza dell'Atalanta in serie A convinse Domenico Morfeo a firmare per un altro anno per il club di Bergamo. Nell'ultima stagione a Bergamo (1996/1997) Morfeo si confermò collezionando 26 presenze, 5 reti e moltissimi assist per i compagni. Durante il mercato estivo Cecchi Gori si aggiudicò il giovane talento per una cifra che si aggirava ai 15 miliardi: Morfeo quindi vestì la casacca viola di Batistuta e di Manuel Rui Costa in un team che lottava seriamente per lo scudetto ogni stagione.

Fiorentina, Milan, Cagliari, Verona, Atalanta, Inter

Tuttavia il suo ambientamento a Firenze non fu uno dei più felici ed in 2 stagioni totalizzò solo 26 presenze e 5 gol. Le poche presenze erano dovute anche ad un serio infortuno che Morfeo subì nella stagione 1998/1999 ma anche alla concorrenza di Rui Costa, infatti il giovane regista italiano era chiuso nella Fiorentina dal forte fantasista portoghese.

Nelle stagioni successive fu un lungo vagabondare: fu acquistato inizialmente dal Milan di Silvio Berlusconi dove ebbe gli stessi problemi di Firenze in quanto non trovò spazio neanche a Milano. Con i rossoneri il magro bottino fu di 11 presenze senza mai segnare e di conseguenza nella prima parte della stagione fu girato in prestito al Cagliari, per cercare di farlo maturare. Nemmeno qui il giocatore riuscì ad ambientarsi: collezionò infatti solo 5 presenze con un'unica rete. Con il mercato riparatore di gennaio venne girato in prestito al Verona, (sempre in serie A). Grazie alla presenza dell'allenatore Cesare Prandelli che in lui credeva ciecamente, riuscì ad integrarsi perfettamente nella squadra mettendo in mostra il suo valore: con la maglia gialloblù realizzò infatti 5 reti in 10 presenze, contribuendo così in maniera determinante alla salvezza della squadra scaligera.

Nella stagione 2000/2001 venne richiesto dall'Atalanta, squadra nella quale avrebbe potuto esprimersi costantemente a grandi livelli. Il Milan lo cedette ai bergamaschi senza pensarci troppo, ma il ritorno di Morfeo nella squadra nero-azzurra non durò molto: nella prima parte stagione totalizzò 17 presenze e 5 reti fornendo anche molti assist ai compagni, ma nella seconda parte della stagione fu riacquistato da Cecchi Gori, che non si era dimenticato di Morfeo e che dopo la cessione di Rui Costa al Milan vedeva in lui l'unica alternativa al fantasista portoghese.

Ma le 2 stagioni passate a Firenze non furono da ricordare, infatti Morfeo subì molti infortuni totalizzando pochissime presenze (20 presenze e 2 reti). La squadra della Fiorentina fallì nella stagione 2001/2002 ed egli, che non giocava una partita tra i professionisti da molto tempo, si ritrovò svincolato.

Credette in lui Massimo Moratti che lo ingaggiò a parametro zero nella stagione 2002/2003. Nell'Inter era considerato solo un rincalzo e di conseguenza collezionò solo 17 presenze ed una rete.

Parma

Morfeo chiese più spazio e l'anno dopo venne girato in prestito al Parma, altra squadra che per un motivo diverso da quello della Fiorentina era stata costretta a subire un processo di ridimensionamento.

Morfeo, diversamente dalle aspettative, si ambientò molto bene in Emilia-Romagna dove nella prima stagione (2003/2004) totalizzò 23 presenze e 4 reti. L'anno successivo il prestito al Parma venne confermato nuovamente (ed il bilancio della stagione 2004/2005 fu di 31 presenze ed 8 reti) e nell'estate del 2005 i gialloblù acquisirono completamente il suo cartellino dall'Inter. Nel 2006/2007, stagione per lui abbastanza travagliata, ha realizzato una sola rete, nel 2-2 di Siena. Poi anche con Ranieri ha faticato a trovare spazio, sebbene il tecnico romano ne sottolineasse sempre (almeno a parole) l'importanza fondamentale all'interno della squadra.


Attualmente Domenico Morfeo gioca ancora nel Parma e dovrebbe ormai essere diventato il leader della squadra, che mai come in questa stagione ha bisogno dei suoi colpi; tuttavia, inspiegabilmente, anche quando non risente di problemi muscolari, non viene impiegato mai dal primo minuto e le sue apparizioni, sporadiche, avvengono spesso quando ormai la partita è già chiusa (come in Parma-Roma e Sampdoria-Parma, dove è entrato quando il Parma era ormai sotto per 3-0). La speranza è che ritrovi la contnuità che aveva quando giocava in coppia con Alberto Gilardino, poichè così il calcio italiano ritroverebbe un campione che forse non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato.

Pregi e difetti

Nonostante fosse e sia considerato da molti uno dei talenti più cristallini del calcio italiano degli ultimi anni, Domenico Morfeo non ha mai giocato nella nazionale maggiore, a causa della sua discontinuità e, a detta dei media, del carattere difficile.

GAZZETTA.IT


L'alfabeto di Domenico Morfeo

SOGNI DI GLORIA

di Marco Montanari

Amicizia

Diventando calciatore professionista, Morfeo ha scoperto che l’amicizia vera, disinteressata, è una merce assai rara. «Quando le cose vanno bene, tutti ti cercano; quando qualcosa va storto, e magari avresti bisogno di un amico con cui sfogarti, non trovi più nessuno». La dura legge del gol...

Braccialetto

Strano ma vero: Domenico venne ingaggiato dall’Atalanta grazie a un... braccialetto, quello che Alfredo Mosconi — dirigente del club bergamasco — regalò alla nonna del genietto durante una visita a Pescina. E il Bologna, che vantava un diritto di prelazione, vide così sfumare un affare d’oro.

Contestazioni

Cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, Morfeo è sempre stato coccolato e vezzeggiato dai tifosi nerazzurri. Ma i grandi amori, è noto, a volte si trasformano in grandi contestazioni. Accadde un anno fa, quando Domenico pareva non volesse mettersi d’accordo con la società circa il rinnovo del contratto. Bastarono alcune partite giocate non al suo livello (complice una precaria condizione fisica) per scatenare le ire degli sportivi bergamaschi, che si sentirono traditi dal loro pupillo. Inutile aggiungere che il sereno tornò in fretta, non appena sparirono gli acciacchi: e quando Morfeo è in forma, per gli avversari sono dolori.

Dormire

Quando si dice il destino. Qual è il massimo per uno che di cognome fa Morfeo? Dormire spesso e volentieri. Sembra una battuta, invece — come spiega il diretto interessato — è la verità: «Già, appena posso mi concedo un bel pisolino. Mi basta poco per ricaricare le pile». Il sonno dei giusti.

Estate

La stagione più calda, negli ultimi due anni, è stata anche quella più densa di impegni. Nel 1996, le Olimpiadi di Atlanta; nel 1997, i Mondiali militari in Iran: le vacanze — quelle vere — sono rimandate a tempi migliori.

Fratello

Il “figlio del sonno” ha un sogno ricorrente: giocare in coppia con il fratello Mario, che militava nelle giovanili atalantine e attualmente è in forza al Prato. Finora il sogno è rimasto tale, al limite della beffa. Pensate: il 16 febbraio scorso, giorno di Atalanta-Vicenza (3-1 il risultato finale), il più piccolo dei Morfeo è entrato in campo all’89’ al posto di Sgrò, otto minuti dopo che “senior” era stato sostituito da Carbone. Però, vista la loro giovane età (21 anni Domenico, 19 Mario), non è detto che il sogno non possa avversarsi.

Geometra

Il calcio e la popolarità non lo hanno cambiato, tant’è vero che è riuscito a ottenere il diploma da geometra. «Non so se quel pezzo di carta mi potrà mai servire, però adesso ce l’ho e sono contento di aver mantenuto la promessa che avevo fatto ai miei genitori». Le geometrie di... centrocampo sono assicurate.

Habitat

Il calcio è la sua vita, il suo habitat naturale, il suo lavoro. Lavoro? «Macchè lavoro!» puntualizza. «Io ho avuto la grande fortuna di riuscire a lavorare divertendomi. Sto all’aria aperta, conosco posti bellissimi, mi diverto e guadagno un bel po’ di soldi: davvero non potrei chiedere di più». Felice e vincente, non c’è che dire.

Incidenti

Morfeo è un talento precocissimo, ma se la sfortuna non ci avesse messo lo zampino probabilmente sarebbe riuscito ad arrivare nel salotto buono del football ancora prima. La sua carriera è costellata da piccoli e grandi incidenti, che a un certo punto avevano addirittura messo in discussione il suo futuro. Cominciò giovanissimo, quando — a dieci anni — venne colpito dal morbo di Osgood, una malattia della crescita che per sei mesi gli impedì di avere una vita normale. «Avevo le ginocchia bloccate, non potevo correre nè andare in bicicletta perché erano dolori. Beh, qualcosa per la verità facevo: andavo a giocare a calcio di nascosto. E quando mio padre mi scopriva, non era certo soddisfatto della mia “bravata”». Ma al cuore, naturalmente, non si comanda.

Liberale

Di nome fa Bixio ed è passato alla storia come lo scopritore di Domenico, l’uomo che influì in maniera decisiva sulla scelta di intraprendere la carriera di calciatore e di andare a Bergamo in cerca di avventura.

Mondonico

Il tecnico dell’Atalanta ha avuto un ruolo importantissimo nella maturazione calcistica di Morfeo. Lui, ex calciatore “fuori dagli schemi”, ha subito apprezzato quel ragazzino che aveva classe da vendere. «Questo ragazzo» ha dichiarato qualche mese fa Mondonico «ce l’ho nel cuore, è un giocatore di straordinaria bellezza e bravura, ho il dovere di aiutarlo a crescere. Le sue potenzialità sono enormi. Non ho mai ceduto ai “trombettieri” che mi attaccavano perché lo tenevo in panchina invece di mandarlo in campo. Non era pronto, non si era mai allenato. Quando lo tenevo fuori squadra in Serie B, faceva l’offeso: “Io che ho giocato in Serie A non posso giocare fra i cadetti?”. No, prima doveva allenarsi, capire cosa sono la fatica e il sacrificio. Abbiamo litigato, non lo nascondo. Un giorno venne da me e disse: “Lei non può trattarmi così, io ho un’immagine da difendere, ho uno sponsor”. Immagine? Sponsor? Lo cacciai in malo modo. Se c’era qualcosa da difendere, era il risultato, non l’immagine. Morfeo oggi è un vero numero 10 moderno, un uomo a tutto campo». Dopo lo scontro, l’incontro. È lo stesso Domenico a raccontarlo: «Mondonico è stato importantissimo per la mia carriera, gli sarò eternamente grato. Mi ha fatto crescere, maturare. E quando è venuta fuori la notizia che sarei passato alla Fiorentina, mi ha chiesto solo una cosa: di regalargli la mia prima maglia viola». Emiliano, tifoso dichiarato della Fiorentina, dall’estate scorsa ha un motivo in più per seguire con attenzione la sua squadra del cuore.

Nazionale

Durante l’era-Sacchi, Morfeo ha avuto anche modo di respirare l’aria della rappresentativa maggiore. Una “toccata e fuga” che non gli ha cambiato la vita: «Adesso devo pensare a conquistare un posto fisso in squadra. La Nazionale, per quanto importante, viene dopo». I tifosi, commossi, ringraziano.

Origini

Nato a Pescina (provincia dell’Aquila) il 16 gennaio del 1976, approdò all’Atalanta a dodici anni. Il trasferimento dall’Abruzzo alla Lombardia coinvolse l’intera famiglia: dopo i primi tempi trascorsi nel convitto riservato ai piccoli nerazzurri (la Casa del Giovane), infatti, Domenico venne prima raggiunto dai nonni (Maria e Mario) e successivamente dalla mamma Luciana, dal padre Leonardo e dal fratello Mario, a sua volta prontamente ingaggiato dal club orobico (buon sangue non mente).

Pareri

Dicono di lui: «Perché ho convocato Morfeo in Nazionale? Perché mi serviva un giocatore che avesse le caratteristiche di Zola» (Arrigo Sacchi, all’epoca Ct azzurro); «Era infortunato e non volevo rischiarlo nella finalissima del Torneo di Viareggio. Lui invece insisteva per giocare, così poche ore prima della partita lo portai in pineta e gli dissi: “Se colpisci quell’albero giù in fondo, ti porto in panchina”. Prese la mira e per cinque volte in altrettanti tentativi centrò il bersaglio a venticinque metri di distanza. Con i piedi, fa quello che vuole» (Cesare Prandelli, ex allenatore dell’Atalanta). «Del Piero è grande, ma il più forte di tutti è Morfeo» (Alessio Tacchinardi, giocatore della Juventus).

Qualità

Adora i calciatori di grande qualità (Maradona, Platini, Mancini), tant’è vero che il suo idolo è Robertino Baggio: «Di lui» spiega «mi è sempre piaciuta la genialità che mette nelle sue giocate. È stato il mio idolo, il mio punto di riferimento, e ancora oggi lo ammiro infinitamente». L’ammirazione era talmente radicata che Domenico girava con una figurina dell’ormai ex “Codino” nel portafogli. «Poi, due anni fa, me l’hanno rubato ed è sparita pure... l’immaginetta».
Adesso — se proprio gli piacciono i calciatori geniali — potrebbe portarsi dietro la sua, di figurina...

Ruolo

Mondonico, come detto, l’ha definito «un numero 10 completo», tanto completo che «a volte si trova anche in posizione di centrocampista difensivo. Ci va lui perché ha le gambe, la forza per farlo». Fatto sta che il meglio di sè riesce a offrirlo giocando immediatamente a ridosso degli attaccanti, «ma con la porta davanti agli occhi» chiarisce l’interessato «perché è là che io punto». I portieri avversari sono avvisati.

Scudetto

Nel suo piccolo, ne ha già vinti due: nel 1991-92 quello Allievi e nel 1992-93 quello della Primavera, ovviamente indossando la maglia dell’Atalanta.

Trattative

Prima che arrivasse a Firenze, il suo nome è stato accostato a tutti i più grandi club italiani: Inter, Juventus e Milan, a turno o congiuntamente, si sono detti interessati a ingaggiarlo. Il fatto che oggi indossi la maglia viola, conveniamone, è un motivo di grande soddisfazione.

Under

Della convocazione alla corte di Sacchi abbiamo già detto. Resta da aggiungere che Domenico ha fatto tutta la classica trafila azzurra, passando attraverso l’Under 15, l’Under 16, la Juniores e l’Under 21. Proprio con quest’ultima rappresentativa — all’epoca guidata da Cesare Maldini — si è laureato Campione d’Europa nel 1996, tra l’altro trasformando il rigore decisivo nella finale di Barcellona contro la Spagna.

Viareggio

Nel suo palmares, oltre agli scudetti giovanili e all’Europeo compare anche un successo al Torneo di Viareggio datato 1993. “Vittima” di turno, in finale, il Milan (0-0 nella prima partita, 2-0 nella ripetizione).

Zitto

Domenico è un ragazzo normale, senza grilli per la testa e senza hobby particolari. Se proprio bisogna trovargli un piccolo difetto, chi lo conosce bene dice che è troppo taciturno, che tiene tutto dentro di sè, fino a quando non ne può più. Dopodichè, fatalmente, esplode. Silenzioso, sì; disposto a sopportare ingiustizie, sicuramente no.


Carriera di Domenico Morfeo

Stagione

Squadra

Campionato

Competizioni europee

Pres.

92-93

Atalanta

(-)

93-94

Atalanta

3 Gol, 9 Partite

(-)

94-95

Atalanta

3 Gol, 18 Partite

(-)

95-96

Atalanta

11 Gol, 30 Partite

(-)

96-97

Atalanta

5 Gol, 26 Partite

(-)

97-98

Fiorentina

5 Gol, 24 Partite

(-)

98-99

AC Milan

1 Gol, 10 Partite

(-)

98-99

Fiorentina

2 Partite

1 Partite (Coppa Uefa)

99-00

Cagliari

1 Gol, 5 Partite

(-)

99-00

Verona

5 Gol, 10 Partite

(-)

00-01(jan)

Fiorentina

2 Partite

(-)

00-01

Atalanta

5 Gol, 19 Partite

(-)

01-02

Fiorentina

2 Gol, 18 Partite

2 Gol, 3 Partite (Coppa Uefa)

02-03

Inter

1 Gol, 17 Partite

1 Gol, 8 Partite (Champions League)

03-04

Parma

4 Gol, 23 Partite

1 Partite (Coppa Uefa)

04-05

Parma

8 Gol, 31 Partite

4 Partite (Coppa Uefa)

05-06

Parma

2 Gol, 23 Partite

(-)

06-07

Parma

1 Gol, 23 Partite

(-)

07-08

Parma

1 Gol, 9 Partite

(-)

PER RIDERE UN PO' VI CONSIGLIO QUESTO SITO:

http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Domenico_Morfeo